La valle del restauro

La parola “restauro” ci porta subito a qualcosa di vecchio; anzi, di antico; qualcosa ferito dal tempo, dall’incuria, o solo dall’inesorabile scorrere degli eventi, che veloci passano senza curarsi di chi resiste e chi si lascia graffiare. Qualcosa di immensamente prezioso, che merita splendore, cura, che esige non per pretesa ma per diritto, di vedere nuovamente il suo splendore riportato alla luce. Per permettere a tutti di goderne nuovamente.

Che sia opera d’arte, o scultura, o mobile di artigiana manifattura; che sia un affresco, per il quale dobbiamo alzare lo sguardo al cielo; o ancora una terra, che spesso calpestiamo senza trattarla con rispetto. In una piccola comunità della Val d’Ossola un pugno di uomini, che si contano sulle dita di una mano e che hanno quasi tutti uguale cognome, hanno capito prima di tutti che la terra, e il territorio, sono opere d’arte. E se rischiano di essere dimenticate, bisogna che qualcuno si impegni a prenderle, curarle, riportarle alla luce. Insomma, restaurarle.

Allora si fanno carico della loro terra, e cercano il modo per ridarle forza e riportarla allo splendore che le spetta. Più di 20 anni fa si danno questo impegno, rimettono in piedi (grazie ad una splendida collaborazione con uno stagionatore esemplare), la vecchia cantina di affinamento dei formaggi del paese – la Cantina di Crodo, e la trasformano in tappa fondamentale della conoscenza del territorio, oltre che punto di riferimento per chiunque la voglia utilizzare come si faceva un tempo. Una comunità che può beneficiare di qualcosa che è a disposizione di tutti. Una comunità che può fare affidamento anche su una cantina di lavorazione e affinamento del vino. Una famiglia che ha deciso fermamente che la vite doveva restarci, in Val d’Ossola. A costo di raccoglierla e vinificarla tutta direttamente. E allora l’impegno di Roberto e Mario Garrone, che negli anni ha trovato una soluzione al problema dell’abbandono dei vigneti: ha dato la sua disponibilità a vinificare le uve, pur di riuscire a salvaguardare il territorio.

I Garrone hanno puntato tutto sul patrimonio paesaggistico, ostico e difficile quanto prodigo di soddisfazioni: hanno dato fiducia ai vitigni locali, che qui possono esprimere tutta la loro forza. Tutti hanno colore rosso, alcuni brillano, altri sono più scarichi, altri ancora più impenetrabili.

Ognuno col suo carattere, ed il proprio modo di esprimere una sfumatura Ossolana: lo schietto Prünent, l’intrigante Munaloss, l’elegante Tarlàp.

A conclusione della nostra fredda camminata mattutina con Matteo (con il fratello Marco, 4° generazione dei Garrone, stesso DNA di convinzione, disponibilità, impegno e rispetto per la propria terra), siamo tentati di sbirciare una definizione di restauro.

“Operazione tecnica intesa a reintegrare i particolari compromessi o deteriorati di un’opera d’arte o di oggetti considerati artistici o di pregio, o ad assicurarne la conservazione”. Ed eccoci qui, immobili, ad ammirare la Val d’Ossola. Opera d’arte assoluta.

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