I voti del weekend

Il weekend, punto di arrivo dell’era moderna. Boccata d’aria fresca, via dagli impegni e dalle costrizioni feriali, finalmente tempo ed energie per ricaricare le pile, in attesa di rimettersi in coda per salire sulla ruota del lunedì, e ricominciare a correre.
Ci si dedica alle passioni, si investono energie per sviluppare gli interessi accantonati, si passa del tempo con chi durante la settimana è sommerso dagli impegni come noi.
Oppure si va a scuola.
Si aprono i libri, si legge, si studia, si memorizza; ci si concentra, e si cerca di capire.
Ci sono materie che bisogna sapere per forza. Che sono la base della conoscenza, e ci danno la traccia, e la trama, del tessuto del presente.
Pronti per la lezione di storia e attualità, ci si scopre all’ingresso, a guardare gli altri che attendono di entrare, alla Corte di Ba e Ba. Che per tutti sta per Barolo e Barbaresco, anche se verrebbe la tentazione di invertire l’ordine, perché la storia stessa ci dice che in realtà un tempo il Re indiscusso e blasonato era al servizio di quei cugini catalogati oggi come minori. Un vitigno (il Nebbiolo) che racconta di sé, e della straordinaria mano dei produttori che dedicano la loro vita alla sua cura e al suo sviluppo. Grandi uomini, storia, avvenimenti, scelte: tutti ingredienti di quello che siamo oggi, qui.
E il qui ci porta ad un’altra materia, la geografia, che ci fornisce gli strumenti per dare una risposta a tanti quesiti. Un fiume, che separa la Langa dal Roero, regala a quest’ultima zona una difficile quanto straordinaria possibilità: quella di farsi valere. Come zona vocata, di eccellenza, di prestigio produttivo che dà allo stesso vitigno (sempre Nebbiolo) la rivincita di potersi presentare con orgoglio, e con fierezza. Senza tralasciare una caratteristica fondamentale: l’essere unico.
Unico, quindi apparentemente fragile, a rischio di estinzione, come quei vitigni che hanno incontrato sul loro cammino qualche mano saggia, lungimirante, o anche solo testarda che li ha riscoperti, e ci ha creduto. Facendoli tornare, piano piano, col tempo, la pazienza, e soprattutto il lavoro costante, alla luce. Così la nostra ultima lezione parla di vitigni rari, minori, autoctoni del Piemonte, che timidamente si mostrano, e si raccontano. Non troviamo file all’ingresso dell’aula qui; non ci sono resse di avventori, o anche solo presenzialisti ansiosi di dare il loro contributo e far vedere che c’erano. Ci sono solo produttori, seri, disponibili, ansiosi di dare risalto ai frutti che la terra ha cullato nel tempi passati, e che rischiavano di perdersi.
E quindi, terminato il weekend, non possiamo far altro che ringraziare la Storia di Ba e Ba, la geografia che ci ha dato il privilegio dei Roero Days, e dare un 10 in condotta a Uvantica; per averci insegnato tanto, e averci dato l’unica certezza che non sa di presunzione: quella che il Piemonte del vino è straordinario, ed è tutto da scoprire.

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