L’alba che completa il giorno

Le leggende sono racconti in cui i fatti e i personaggi, quando non sono immaginari, risultano comunque amplificati e modificati dalla fantasia, per darne evidenza ma soprattutto esaltare ed amplificare l’argomento.

Tante le leggende che abitano la nostra regione, le zone del nostro Piemonte, le tradizioni dei nostri vini.

Particolare ed affascinante è la leggenda che narra di una terra, dimora delle ninfe del lago, dei boschi e delle sorgenti, venerate insieme alla notte, al sole, alla luna, ai venti e alle stelle.

E in questa storia fantastica, tramandata dalla tradizione orale, la magia più grande avvenne sul Bric più alto delle colline intorno a Caluso, in Canavese. Nel susseguirsi delle stagioni, dei giorni, delle ore, un intreccio tra i destini delle divinità. Uno sguardo tra il Sole e l’Alba, che per loro natura non potevano convivere, e fu amore. Un amore tanto grande che, nonostante l’indole così diversa dei due, diede origine ad una splendida creatura, Albaluce.

La natura di ognuno di noi va a cercare un complemento, un qualcuno che ci arricchisca, e che dia risalto a quello che siamo noi, con le nostre caratteristiche, e i nostri aspetti, spigolosi o morbidi che siano. L’esperienza di uno zio che da sempre vendemmia, e lavora la terra. Che dall’età della scuola aiuta il nonno nei campi, e oggi sa come dare alla terra la cura e l’attenzione perchè lei gli restituisca quella luce e quel calore che ritorna alla sua mano in forma di grappolo.

E quello zio, che si arrende ai mutamenti del tempo, e alle complicazioni del mondo moderno, trova nel giovane nipote il suo complemento.

Il nostro mondo, veloce, incapace di attendere, di dare al Passito il tempo giusto di maturare, e crescere, e raccontare nelle sue gocce preziose tutto il bene che il sole e la terra possono creare con la mano giusta dell’uomo, diventa il terreno in cui Giorgio si muove sicuro.

Preparato, attento, sensibile a quello il produttore deve raccontare e far vedere agli altri, per avvicinarli alla realtà di quello che significa fare vino.

Diversissimi tra loro, ma entrambi forti nelle convinzioni, e sicuri di lavorare in modo sincero.

Una splendida cantina, in cui Carlo non abbandonerà mai il Passito, che ha in sè tutta la tradizione del primo imbottigliamento datato 1965. E Giorgio non smetterà di sperimentare, come ha fatto anni fa con lo spumante. Insieme proseguono la tradizione dell’Erbaluce fermo, altra espressione caratteristica di questo vitigno così poliedrico e perfetto in ogni sfumatura.

Si sta bene in cantina da loro. La porta è aperta, la tavola è presto imbandita, la voglia di raccontarsi e di accogliere è sempre autentica.

Ed ecco che mentre Carlo e Giorgio scherzano sulle mansioni di ognuno, e si punzecchiano come solo chi si ama davvero può fare, è lì seduta insieme a noi… la piccola Albaluce, ninfa bellissima, unione perfetta del calore del Sole e della dolcezza dell’Alba, che dalle sue lacrime decretò l’atto di nascita del vitigno Erbaluce.

Senza entrambi, nulla sarebbe esistito, nella leggenda del vitigno di un tempo perduto, come nella vita di Carlo e Giorgio, ancora oggi.

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