Calosso: meglio tardi che mai.

Tanti, i tesori di questo nostro Piemonte.

Fatto di piccoli scorci in cui rifugiarci per scoprire il silenzio, e soprattutto poter ammirare la bellezza. Paesaggi che affiorano improvvisi, o che ci accompagnano col dolce andare delle colline.

Un esempio straordinario di questa bellezza sarà sotto i nostri occhi tra pochi giorni, grazie alla Festa che celebra da ormai 18 anni il territorio di Calosso.

Si chiama Fiera del Rapulé, e prende il nome dall’antica e tradizionale vendemmia dei grappoli tardivi, detti nel dialetto locale “Rapulin ‘d San Martin”.

Tre giorni di festa, di celebrazione dei prodotti tipici della terra, con un’attenzione particolare ai vini del territorio, a coltura vinicola per il 90% della superficie.

Primo tra tutti, il Moscato, cultivar principale della zona, che gode dei benefici della conformazione del paesaggio e dell’esposizione ideale; poi, la Barbera, già coltivata in passato dai vecchi, che continua la sua tradizione; e il terzo vitigno, quello del cuore, la Gamba di Pernice. Nome curioso, dovuto alla somiglianza del raspo che prima dell’invaiatura assume un colore rosso vivo, e ricorda le zampe delle pernici. Radici storiche profonde: citato già nel 1798 dal Nuvolone tra le uve di seconda qualità (quindi da aggiungere ad altre per conferire a seconda dei casi colore, tannino, aroma o struttura), oggi si vinifica in purezza, e nel corso del tempo di maturazione trasforma la nota erbacea dell’espressione giovane in una tipica speziatura, con una grande piacevolezza di beva.

Come sempre, il vino rispecchia chi lo produce. E il Calosso (Doc ottenuta nel 2011 per il vino prodotto con il vitigno Gamba di Pernice) ha la stessa piacevolezza e di chi lo coltiva e lo vinifica.

Sono 25 i vignaioli Soci dell’Associazione Crota ‘d Calos. Ognuno di loro ha una storia, una famiglia, un percorso unico, che però si ritrova nell’incontro di sguardi con gli altri, e nell’affiatamento che si percepisce subito quando li si incontra tutti insieme. E insieme saranno in prima fila, durante la Fiera, per mostrare la vera particolarità di Calosso: i crotin, antiche cantine scavate nel tufo che ancora oggi fanno bella mostra di sè sotto la maggior parte delle abitazioni del centro storico.

Tante le differenze tra i Produttori: l’età, il numero di vendemmie sulle spalle, le decisioni e l’impronta nella lavorazione; eppure identica, la consapevolezza di essere parte di un disegno importante, scavato nel profondo, come le case del paese, dalle fondamenta solide e dalla straordinaria capacità di conservare le cose. Le vivande e il vino un tempo, la storia di Calosso oggi.

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