Lunga vita all’Erbaluce

Se potessimo viaggiare indietro nel tempo, arrivati al 1996 vedremmo la nascita di un progetto interessante, che vuole capire e vedere il risultato dell’invecchiamento di un bianco che si pensa non sia adatto a ben sopportare l’avanzare del tempo.
Ancora una volta convinzione, lungimiranza e voglia di sperimentare sono ingredienti di un percorso stimolante, che dimostra il potenziale dell’Erbaluce, grande autoctono piemontese.
Con Gianluigi Orsolani abbiamo aperto le annate invecchiate Vintàge 2013, figlia del S.Antonio 2006 (entrambi i vini concepiti per durare nel tempo), e le abbiamo messe a confronto con bottiglie di Rustia dimenticate in cantina, annate 2008 e 2004. Ed ecco che, già convinti della forza e del carattere del vitigno, possiamo confermare la sua grande capacità di tener testa allo scorrere del tempo.

A patto che sia nelle mani giuste…

Degustazione Gennaio 2017

La Rustìa
Al naso, il primo impatto è di note di metallo e tostaure, ma poi esce il frutto; bocca fine e gustosamente sapida. Solo acciaio.

La Rustìa
Naso pulito con profumi delicati di frutta matura, bocca rotonda e ancora di ottima freschezza. Solo acciaio.

Vintage
2 anni di legno da 20 ettolitri, 8 mesi di bottiglia. Il naso è di frutta matura, limone, canditi, sfumature balsamiche e tostature leggere. Ancora giovane, ma i profumi sono già complessi e delicati. Acidità che accompagna il sorso, persistenza agrumata.

S. Antonio
Legno piccolo, 6 anni in bottiglia. Ben bilanciato, profumi complessi fini e ancora di bella freschezza, netta la nota di camomilla. In bocca è pulito, pieno e vivo, con persistenza piacevolissima e lunga.

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