La bambina con il nome da maschio

Difficile sedersi in disparte, a pochi giorni dall’inizio di una nuova vita, e raccogliere le idee senza che il fiume di emozioni prevalga sulla mente, e annebbi il senso pratico che dobbiamo mantenere.

Un figlio che nasce ti mette di fronte alla necessità di affrontare tutto quello che sei.

Perché inevitabilmente lui è la realtà di quello che sei tu. E’ il tuo sangue, ha le tue speranze, la tua forza, le tue debolezze, tradotte in carne ed ossa.

Ha una storia radicata nelle sue origini, esprime quello che inconsciamente ha assorbito mentre attendeva di affacciarsi al mondo, ed ora è finalmente pronto.

Mancano le parole appropriate per tradurre tutto questo, e renderlo comprensibile.

Non c’è più niente di fermo, ed è tutto perfettamente caotico.

Il primo pensiero è: come sarà? Che carattere formerà nel tempo? Quali angoli del suo essere già fatto e finito dovrà smussare, per entrare in contatto con gli altri? Sai da subito che avrai sempre fiducia in lui, risultato reale della dedizione e della follia che ti ha fatto intraprendere questo viaggio. Nessun ripensamento mai, sul fatto che sia la cosa più bella, e giusta, e sacra che tu abbia potuto realizzare nella vita. lo hai atteso per tanto, hai avuto riguardo per lui quando ancora non c’era. E ora che lo presenti al mondo, sai che sei già orgoglioso di lui.

Presto saprai cos’è un figlio: un istante di silenzio, in cui tutto il mondo si riunisce e tace, prima di quel vagito, unico, deciso, di chi si afferma con forza e decisione.

Tutti i sacrifici, gli sforzi, le delusioni, le lotte, tutto ha senso quando la vita la vediamo di fronte a noi, la teniamo in mano, piccola creatura che ha già forma, sostanza e carattere.

Ha tanto da imparare, forse tutto; ha le sue forze e il suo essere che ha già un posto nel mondo, quel mondo meschino dietro l’angolo, fatto di difficoltà, ostacoli, compromessi.

E la missione di non cedere alle lusinghe, di essere se stesso sempre, di mantenere l’equilibrio in questa tempesta continua che si chiama esistenza.

Immaginiamo di guardarlo, e vogliamo che abbia il meglio; che sia forte, indipendente, capace di affermarsi e di sapersi distinguere. Capace di viaggiare. Capace di farsi strada nel mondo.

Sarà tenace, leale, innamorato della sua terra, delle sue origini, perché in lui si ritrovano tutti i colori dei paesaggi che gli occhi dei vecchi hanno visto, e amato.

Naturale poi chiedersi come proseguirà il suo cammino. Ma anche questo ci è già chiaro: sarà indipendente, e sarà un’artista, capace di farsi riconoscere per la decisione e il suo carattere. O forse un astronauta, capace di portare il suo essere e la sua tenacia in alto, fino al cielo. O ancora, un ambasciatore, testimone della sua storia e della sua terra, coltivata e amata dai suoi genitori.

Sarà libero nelle scelte e perseverante nelle azioni, perché i suoi genitori sono così e la genetica non si discute.

E un giorno, anche lontano non importa, ci ringrazierà di aver sempre creduto in lui, di esserci stati, di aver rispettato i suoi tempi e i suoi spazi, di averlo difeso sempre, e di avergli permesso di esprimere il suo talento.

Bello poter festeggiare l’arrivo di un figlio, e dargli il benvenuto nel mondo.

Senza filtri, con il cuore aperto, disponibili ad essere davvero genitori. Ora prima di accoglierlo, seguirlo, e lasciarlo camminare per il mondo, ci rimane solo un piccolo compito: trovargli un nome.

E’ un piccolo miracolo. E’ figlio di 43 genitori. E’ femmina da sempre, ma avrà il nome di tutto un territorio. Si chiamerà Nizza.

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