Qui si gioca sul serio

L’infanzia è un’età fondamentale.

Entriamo nel mondo, impariamo ad essere parte di qualcosa e capiamo se siamo capaci a stare soli e se saremo indipendenti. E’ l’età delle gioie, delle delusioni, della scuola, dei cortili.

Eccoli, i cortili, dove diventiamo uno in mezzo ad altri. I cortili, affascinanti e spaventose scuole dove impariamo davvero a stare al mondo.

Cresciamo, e smettiamo di giocare. O meglio, speriamo di conservare la voglia di giocare, mentre maturiamo e affrontiamo le cose da grandi.

La strepitosa combinazione di queste due età è quella che ritroviamo in un ragazzo, che grazie ad uno straordinario esempio e nella sua giovane dimensione ha già disegnato la sua strada, e la segue con un’invidiabile coerenza di intenti.

Gentilezza consapevole, scherzo a portata di mano, talento nel raccontare le sfide come se la fatica fatta non fosse davvero quello che conta e che bisogna rimarcare.

Tanti gli elementi che durante il tempo passato insieme a Luca riconducono ad un mondo fantastico: tanti parallelismi con il gioco, le fiabe, o i racconti, o ancora i personaggi che tutti conosciamo.

Partiamo da Cenerentola, personaggio universale dalle indubbie qualità, che sembra però destinata ad un triste destino di margine. Finché qualcuno che ha capito e sa bene quale sia il suo posto la prende per mano, e le da modo di essere quella che la giustizia dei buoni vuole che sia. Spostando questo piccolo quadro ai giorni nostri troviamo la protagonista, il vitigno Freisa di Chieri; stesse straordinarie e dimostrate attitudini al successo, e grazie alla determinazione e alla volontà della famiglia Balbiano (prima il nonno Melchiorre, poi il padre Francesco, ora Luca), la possibilità di diventare nella sua conquista di denominazione DOC, un prodotto di riferimento. Grande voglia di accettare le sfide; straordinaria pazienza e capacità di migliorare. A partire dalle collaborazioni del padre Francesco con la scuola albese e con il Professor Vincenzo Gerbi dell’Università di Torino per imparare le tecniche per addomesticare il vitigno (dalle caratteristiche estremamente difficili da lavorare); fino ad arrivare ai nuovi progetti, in atto o in fase di studio, per mettere in pratica le evoluzioni del vitigno stesso; nuove vinificazioni, nuove tecniche anche in vigna, protocolli di gestione del vigneto e interesse costante nell’assicurare una qualità media di offerta del prodotto.

Sfogliamo le pagine di questo libro di racconti, e troviamo un’altra storia affascinante, la favola di Villa della Regina. Come un diamante che brilla in mezzo alla confusione della vita di tutti i giorni, il vigneto di Freisa dei Chieri DOC che dà il titolo al nuovo capitolo è uno straordinario esempio di vigneto cittadino.

La spinta vitale per recuperare il vigneto (abbandonato da 40 anni), la forza fisica di lavorarlo in condizioni difficili, la caparbietà di assecondare i tempi burocratici…una battaglia dopo l’altra per arrivare a leggere un lieto fine: la conferma di una meraviglia vinicola, storica e turistica in mezzo ad una città come Torino. Progetto che ha già dato inizio ad una nuova Compagnia, quella dei Vigneti Cittadini. Tanto è il materiale di questo racconto, tanti i personaggi, tanti gli episodi, che servirà un capitolo a parte solo per la Regina…

Ancora vaghiamo per le vie di questo paese fatto di giochi, favole, creatività, e passioni; troviamo la raccolta degli strumenti della vita contadina di un tempo, cimeli unici e fondamentali per ricordare sempre da dove veniamo e quali storie di vita semplice ci hanno portato sin qui; una scala, e siamo in una stanza magica, quella dei giochi, che riportano alla mente quel nulla che ci bastava da piccoli per costruire un mondo tutto nostro, fatto di amici reali o immaginari, compagni di battaglia, scudieri a proteggerci, fidi destrieri o timidi ronzini a condurci lontano.

Tutto quello che è stato, nella storia o nella nostra vita, ci ha formato, e fa di noi quello che siamo oggi.

Anche le etichette dei prodotti che troviamo nei bicchieri riportano alla mente i protagonisti della nostra infanzia: un cavallo a dondolo, un trenino di legno, un burattino, una trottola, un orsacchiotto di pezza.

E il nostro viaggio all’interno di questo luogo incantato a pochi chilometri dal caos ci congeda con l’ultima meraviglia. Un piccolo nuovo protagonista, Pietro, che saluta il nonno, il giovane papà, e con la sua manina di bimbo che ancora non cammina, lascia già la sua impronta.

Pronto a scrivere una nuova storia fantastica. La sua.

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